martedì 15 gennaio 2008

Iconoclastia odierna

Quali problemi ha aperto la disputa iconoclasta? Perché le immagini sono considerate pericolose?
Perché sono insufficienti (ma comunque necessarie, secondo gli iconoduli) o perché sono fin troppo autosufficienti (secondo gli idolatri)? Ma anche chi, come gli iconoduli, le giustifica in quanto solo rappresentazioni – gli idolatri infatti le fanno diventare altro, cioè direttamente divinità - lo fa con argomenti che le svalutano. Se è vero che l’icona non fa che evocare il Prototipo celeste e ad esso rinvia, questo le conferisce dignità solo nella misura in cui essa gode di luce riflessa. In trasparenza, pare di sentire ancora l’eco di Platone, che condannava l’arte in quanto la giudicava rappresentazione di una rappresentazione.

Ma noi, che non siamo più sudditi dell’impero bizantino (almeno in apparenza...), siamo ancora in qualche modo dipendenti da questi lontani problemi?

Jean Baudrillard, filosofo francese studioso di estetica, non avrebbe alcun dubbio nel rispondere affermativamente. Secondo lui, siamo tutti iconoduli, in quanto dipendenti da una civiltà che venera l’immagine, e insieme iconoclasti, perché il più delle volte produciamo immagini “in cui non c’è niente da vedere”.





http://www.letterainternazionale.it/voltaggio_76.htm
Al termine del suo saggio L’iconoclastia come problema storico
, Franco Voltaggio pone questo interrogativo: “l’Occidente sarebbe davvero pervenuto a scoprire la natura della regina delle scienze se per avventura, per il tramite della mediazione ebraica e araba, non fosse stato contaminato dalla benefica infezione di una speculatività astratta veicolata dalla volontà di un dio invisibile? Se, in una parola, questa “infezione” non si fosse espressa come iconoclastia?”

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Idolatria-e-iconoclastia-leggera/1469607/1
Idolatria e iconoclastia leggera di Umberto Eco. Partendo dall’assunto che “Il rapporto tra gli esseri umani e le immagini è sempre stato tormentato. Ma oggi, dopo Picasso e Andy Warhol, tra Internet e videogame...”, con la consueta verve Eco connette i Libri Carolini a Roland Barthes (e crea interferenze tra molti altri riferimenti antichi e moderni) per discutere il problema della pseudo-identità che dovrebbe legare nome e cosa.

http://www.libroco.it/cgi-bin/dettaglio.cgi/codiceweb=7585253647215/web=map
Solo una segnalazione bibliografica, per essere avvertiti che forse la più plateale forma di iconoclastia nell’arte rimane l’astrazione del primo Novecento e tutto quello che segue. “Nella seconda metà del Novecento alcune correnti artistiche si sono caratterizzate per la loro radicalità, rivelata soprattutto dal rifiuto delle forme tradizionali della rappresentazione (anche di quelle usate da alcune avanguardie storiche), dall'impulso etico-politico e dalla tensione utopico-comunitaria di molti aspetti del loro operare”. È quanto si sostiene nel volume Crisi della rappresentazione e iconoclastia nelle arti dagli anni Cinquanta alla fine del secolo.

http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1330
La nuova iconoclastia dell’arte contemporanea: Alain Besançon a colloquio con Lucetta Scaraffia. ”L’astrattismo ha fatto scomparire il volto di Dio dando spazio al nichilismo. Ma anche i credenti hanno delle colpe nella dimenticanza della tradizione figurativa”.

http://bibliosophia.homestead.com/files/iconoclastia__postmoderna.htm
In modo agghiacciante, l’autore di questa spietata analisi vuole convincerci di questa terribile, inaccettabile verità: “Guardando agli omicidi che avvengono nell'ambito della scuola con l'ottica di una teoria dell'estetico e del rituale, dimostrerò che questi atti di violenza non sono né casuali né inspiegabili né illogici. Essi sono manifestazioni contemporanee di iconoclastia”.