mercoledì 24 settembre 2008

Promemoria per la ricerca bibliografica in rete

Quante volte vi sarà capitato di chiedervi cosa si può leggere su un dato artista e - soprattutto - se si potrà farlo nella biblioteca vicino a casa?

Suggerisco alcuni strumenti di ricerca utili per trovare informazioni bibliografiche storico-artistiche a tre diversi livelli:


a) per sapere quali libri esistono sull’argomento:

http://artlibraries.net/index_it.php

“Art Libraries” è un “catalogo virtuale per la Storia dell’Arte”, come recita il sottotitolo. Compie ricerche simultanee sui database di molte importanti biblioteche delle maggiori istituzioni europee per lo studio dei fenomeni artistici. Attenzione: meglio evitare di consultare tutti i cataloghi (selezionare dalla home page) e spuntare solo, ad es., “Catalogo collettivo Firenze-Monaco-Roma”

http://catalog.loc.gov/

La “Library of Congress” di Washington è costantemente arricchita di nuovi titoli su ogni argomento e, cosa importante, il suo catalogo on line è aggiornato quasi in tempo reale.


b) per sapere quali libri sono disponibili nelle principali biblioteche veneziane di enti e istituti universitari (Iuav, Querini Stampalia, Marciana, Correr, San Giorgio, ecc.):

http://iuavbc.iuav.it/sbda/main.php?section=200

Catalogo on line dello IUAV di Venezia, che contiene anche i dati delle altre biblioteche veneziane del sistema Easyweb

(per ampliare la ricerca sul territorio, anche nazionale:)

http://iuavbc.iuav.it/sbda/main.php?section=319

Link ai cataloghi on line ospitati nel sito dello IUAV di Venezia


b) per sapere quali libri delle principali biblioteche pubbliche della Provincia di Venezia di Comuni, Enti e istituti afferenti al sistema “Alvise” sono disponibili per il prestito interbibliotecario gratuito:

http://iuavbc.iuav.it/sbmp/mir_rl.php

http://sistemabibliotecario.comune.venezia.it/html/NautaStart.htm

Cataloghi on line dei libri posseduti dalle biblioteche che aderiscono al Sistema Bibliotecario Museale Provinciale di Venezia.

martedì 29 gennaio 2008

Medioevo Fantastico. Baltrušaitis tra i mostri

Caeterum in claustris coram legentibus fratribus quid facit illa ridicula monstruositas, mira quaedam deformis formositas, ac formosa deformitas?”
Tutte “quelle ridicole mostruosità, quelle, per così dire, deformi bellezze e belle deformità” che Bernardo di Chiaravalle non poteva (o forse non voleva) più capire e che - appostandosi sui capitelli dei chiostri o delle navate - scatenavano le sue ire in quanto distraevano i suoi monaci dalle letture o dai canti corali, sono invece per noi una delle più importanti eredità formali del Romanico. Capolavori che Bernardo etichetta come “immundae simiae, feri leones, monstruosi centauri, semihomines, maculosae tigrides, milites pugnantes, venatores tubicinantes”, fornendocene così un piccolo catalogo. Un catalogo che mostra precisi riscontri con quanto si vede ancor oggi nelle chiese abbaziali romaniche.

Ad esempio Bernardo avrebbe descritto così questo capitello di Sant’Antimo, presso Siena: “sub uno capite multa corpora, et rursus in uno corpore capita multa”.





Molti dei mostri romanico-gotici che tanto irritavano san Bernardo sembra siano sopravvissuti al Medioevo, dato che, ormai alle soglie del Cinquecento, si ritrovano a popolare le visioni da incubo del grande pittore fiammingo Hieronymus Bosch. Non può essere un caso.



Ecco allora sorgere il ragionevole dubbio: si tratta davvero di immagini prive di significati simbolici e, soprattutto, frutto della mente perversa di qualche anonimo scalpellino romanico... oppure, come tutto farebbe supporre, questi esseri fantastici segnalano l’esistenza qualcosa di ben più complesso?
È lo stesso dubbio che deve aver avvertito lo storico Jurgis Baltrušaitis (1903-1988), figlio di un famoso poeta simbolista lituano dal medesimo nome. Spinto da questa domanda, verso gli anni trenta del Novecento egli si impegnò in ampie ricerche iconografiche, che lo condussero ad esplorare gran parte dell’Europa, dall’Armenia alla Spagna.
Baltrušaitis scoprì così i legami formali che sottostavano a molte delle più bizzarre forme medievali. Non fantasie di singole menti, ma riflessi di antichi culti orientali e dunque testimonianza di vastissimi scambi culturali.

http://magazine.enel.it/golem/Puntata11/articolo.asp?id=631&num=11&sez=163&tipo=&mpp=&ed=&as=
Due pagine di Jurgis Baltrušaitis sui “grilli” gotici, tratte da Il Medioevo Fantastico (1955), il suo testo più noto. Come dice il sito, “assaggi da un classico sull’immaginario animale”. Con interessanti link su temi animalisti sulla stessa pagina.

http://www.ledonline.it/leitmotiv/allegati/leitmotiv010109.pdf.
Sopravvivenze, risvegli e ripetizioni formali. La metodologia di Jurgis Baltrušaitis. Un testo in pdf di Maddalena Mazzocut-Mis, docente di estetica presso l'Università degli Studi di Milano, specialista dell’autore lituano e autrice di diversi saggi sul brutto e la deformità.

http://www.lettere.unimi.it/Spazio_Filosofico/leparole/duemila/mmcorn.htm

Altro saggio di Maddalena Mazzocut-Mis: La legge della cornice. Un aspetto della morfologia di Jurgis Baltrušaitis.

http://www.wuz.it/Home/RicercaLibri/SchedaLibro/tabid/57/cc/III44XULWPQU4II/Default.aspx

Oltre al saggio più famoso, Baltrusaitis ha dedicato al “Medioevo fantastico” altri importanti studi, tutti editi da Adelphi, quali:
Risvegli e prodigi. La metamorfosi del gotico, Adelphi, Milano 1999
Formazioni, deformazioni. La stilistica ornamentale nella scultura romanica, Adelphi, Milano 2005
Arte sumera, arte romanica , Adelphi, Milano 2007 (pubblicato assieme al Ritratto di Jurgis Baltrusaitis di Jean-François Chevrier).


Per completare il panorama, alcuni link “accessori” su temi qui solo sfiorati:

http://www.binetti.ru/bernardus/14.shtml
Il testo in latino dell’ Apologia a Guglielmo di Saint-Thierry (Apologia S. Bernardi abbatis ad Guillelmum Theoderici abbatem) dall’Opera omnia di san Bernardo di Chiaravalle in latino, esemplata sul testo della Patrologia Latina del Migne. Per chi volesse esercitarsi nella traduzione, il passo qui citato si trova al caput XII, 29.

http://www.flickr.com/groups/medievale/discuss/72157602695462212/
“Cripte, chiostri, castelli e chiese ospitano magnifici alberi le cui chiome sono arricchite spesso da fiori e frutti mirabili... questi sono i capitelli delle architetture medievali”. Così inizia un blog che si prefigge di collezionare immagini di capitelli fantastici (tra i quali anche quello di Sant’Antimo qui posto in apertura) dal simpatico e indovinato titolo “Un diavolo per capitello”.

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=123039
Blog su Bosch e l’arte alchemica. Nonostante qualche svista qua e là, contiene nteressanti stralci dell’introduzione di Buzzati al volume dei Classici dell’Arte Rizzoli dedicato a Bosch, un saggio di Vittorio Sgarbi e un commento al libro di Lynda Harris, The Secret Heresy of Hieronymus Bosch, Floris Books, Edimburgo 1995.

http://it.wikipedia.org/wiki/Popoli_mostruosi
Un catalogo davvero inquietante di esseri ibridi, dagli Aigipani (Pan caprini: corna caprine sulla fronte e zampe di capra) ai Sciapodi (con una sola gamba e un unico grande piede).

domenica 20 gennaio 2008

I bestiari medievali. IV. Fonti e bibliografia

Dall’introduzione a Bestiari medievali, Einaudi, Torino, 1996:
“Sintesi delle conoscenze scientifico-naturalistiche del loro tempo e insieme manuali di dottrina cristiana, i bestiari discendono, in configurazioni via via più ampie, dal Phisiologus greco, il celebre repertorio (composto probabilmente ad Alessandria d'Egitto nel II secolo d.C.), corredato di interpretazioni allegoriche o morali, delle proprietà e dei comportamenti, immaginari o reali, di una quarantina di animali favolosi, esotici o comuni. Si manifesta in questi testi la concezione cristiana del mondo come "foresta di simboli", in cui le realtà visibili sono prima di tutto riflesso di quelle invisibili, metafore della verità rivelata. Scritto dalla mano divina, il libro della natura, come la Bibbia, nasconde infatti dietro un senso "letterale" significati più profondi, da individuare con l'ausilio di specifiche conoscenze e con le stesse tecniche richieste per la corretta interpretazione delle Scritture. E i bestiari si propongono appunto come vere e proprie guide alla comprensione del significato riposto del regno animale, nonché come strumenti utili all'esegesi delle numerose immagini zoologiche presenti nei testi sacri".


FONTI ON-LINE

http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeer/bestiario/copertina/mappagen.html
Percorso dedicato alla lettura di alcuni Bestiari medievali, con brani in traduzione italiana, tratti da:
Il Fisiologo in lingua greca (II-III sec. d.C.) scritto ad Alessandria d'Egitto;
Il Fisiologo latino, una delle numerose traduzioni in latino del Fisiologo greco (la cosiddetta versio BIs, dell'VIII-IX sec.), con l'aggiunta di qualche variante;
Il Bestiaire d'amours di Richart de Fornival, scritto nel XIII sec. in lingua d'oil.

http://www.lavondyss.net/biblioteca/bestiario-medieval-siruela/00.-BESTIARIO%20MEDIEVAL.htm
Bestiario medieval è un testo - in spagnolo - curato da Ignacio Malaxecheverría, (Madrid, Siruela, 1999), che presenta una lettura dei diversi animali fantastici medievali costruita come un collage delle fonti che li riguardano. Per i curiosi casi di cui è ricettacolo la rete, qualcuno ha pensato di digitalizzare completamente il libro e metterlo in linea. A parte le problematiche connesse al diritto d’autore, vale la pena di approffittarne e leggere questa vera e propria miniera di informazioni organizzate.
http://luxatenealibros.blogspot.com/2006/12/bestiario-medieval-ignacio.html
Informazioni su Malaxecheverría e sul Bestiario medieval.



STUDI ON-LINE

http://www.sslmit.units.it/crevatin/franco_crevatin_homepage.htm
Sara Sebenico, I Mostri dell’Occidente Medievale: Fonti e Diffusione di Razze Umane Mostruose, Ibridi ed Animali Fantastici, Trieste 2005: tesi scaricabile in PDF (introduzione, capp. I-V, bibliografia) cliccando dalla home page su "Antrophology".
Articolata e documentata, la tesi fa il punto su una tematica estremamente complessa. Viene così presentata: “Nell'Occidente medievale i mostri sono ovunque: nei bestiari, nella letteratura di viaggio, nelle enciclopedie, nei romanzi, ma anche nei sermoni recitati in Chiesa. I mostri sono diffusissimi nell'arte, in particolare nel periodo romanico e gotico nella scultura religiosa e nella miniatura. I mostri nel Medioevo comprendono le razze umane mostruose, come cinocefali e acefali, gli animali fantastici come grifone, basilisco, unicorno e gli ibridi, ma c'erano anche ibridi vegetali, come l'anatra vegetale o l'agnello vegetale. Il grande successo dei mostri durante il Medioevo non è dovuto a semplice ignoranza o a ingenuità, perché le radici dei mostri sono molto profonde e varie: i mostri medievali sono il frutto dell'eredità greco-romana e degli apporti del Medio e dell'Estremo Oriente, delle tradizioni orali, del Cristianesimo, ma anche di errori di copiatura e di errori di percezione”.

http://books.google.com/books?id=Yi9dzsnBLE0C&pg=PA40&lpg=PA40&dq=mostro+(medioevo%7Cmedievali)&source=web&ots=df2de3tRYH&sig=Etz_g3BI_6jOoGDlezcWRLBCQSQ
Estratti dal libro di Franco Porsia, Liber monstrorum, Laterza, Bari, 1977 (ospitati da Google Libri)


BIBLIOGRAFIA

http://www.tesionline.com/intl/pdfpublicview.jsp?url=../__PDF/15183/15183b.pdf
Bibliografia tratta da una tesi online intitolata Studio sul simbolismo degli animali, dalle visioni sciamaniche al medioevo fantastico.

Morini, Luigina (a cura di). AA.VV., Bestiari medievali, Einaudi, Torino, 1996
http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8806124463
Uno dei più affidabili repertori in lingua italiana.


http://www.libroelibri.com/arkeios-bestiario.htm
Il nome dell’iconografo e archeologo Louis Charbonneau-Lassay (1871-1946), appassionato studioso francese di simbolismo, è legato a Il Bestiario del Cristo, che lo impegnò negli ultimi venticinque anni di vita. Si tratta di un notevole compendio di fonti del mondo cristiano e precristiano, allineate a costruire un’enciclopedia del simbolismo animale rapportato al mistero dell'Incarnazione. Ammirevole per l’impegno erudito, l’opera risulta inevitabilmente talora fuorviante, in quanto la sua applicazione automatica alla lettura di testi visivi dovrebbe tener conto della loro storicizzazione. Si tratta comunque di un repertorio che permette fondamentali scoperte.


Altri testi:

Mezzalira, Francesco, Bestie e Bestiari, Allemandi, Torino-Londra-Venezia, 2001.

Maspero, Francesco, Bestiario antico. Dall'unicorno all'ape, dal leviatano all'oca, un bestiario di miti e credenze. Il significato simbolico degli animali nell'immaginario dei popoli antichi, Piemme, Casale Monferrato, 1997.

Bestiari medievali. III: Lo zooforo di Antelami

Nel Battistero a pianta ottagonale in marmo rosa di Verona che Benedetto Antelami iniziò a Parma nel 1196, la decorazione scultorea è ricca di simbolismi teologici tipici dell’iconografia medievale.


Come una sequenza di antiche metope, sotto le archeggiature tra i portali si sviluppa lo zooforo, un fregio letteralmente "portatore di animali", costituito da una fila di formelle quadrate che costituiscono uno dei più singolari bestiari italiani.



Non dovrebbe essere difficile - con l’aiuto delle fonti o dei repertori presentati negli altri post di questa sequenza sui Bestiari - provare ad avanzare delle ipotesi sulle ragioni della presenza di alcuni particolari animali o di alcuni ibridi proprio
sulle pareti di un battistero, edificio in cui il cristiano "rinasce" in quella nuova vita che lo salverà dal Male....



http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/EmiliaRomagna/BattisteroParmaBestiario.html

Tutto lo zooforo formella per formella, con buoni ingrandimenti, nella sezione dedicata al battistero di Parma del sito Italia nell'Arte Medievale: Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche.

http://legoff.provincia.parma.it/default.asp
Nel sito dedicato alla presentazione della mostra “Il Medioevo europeo di Jacques Le Goff”, curata da uno dei più grandi storici del medioevo, il francese Jacques Le Goff, si possono compiere itinerari nella Parma medievale e nel territorio (con informazioni sulle opere di Antelami) e anche percorrere la via Francigena presso Parma.

martedì 15 gennaio 2008

La Russia delle icone


L’aspetto sognante e l’immaterialità metafisica dei dipinti di Andreij Rublev rimangono a lungo impressi in colui che li ha potuti contemplare. Nel famoso volto di Cristo consunto e mutilo, proveniente dalla deesis della cattedrale di Zvenigorod, la malinconica consapevolezza dello sguardo sembra ad un tempo sia umanissima, sia segno della lontananza di quell’Archetipo, presente e invisibile, al quale l’immagine vuole innalzare l’anima. Nello spiritualismo dei pittori di icone della Rus’ trovano quindi degna eco e nuova vita le teorie estetiche eleborate a Bisanzio.


http://www.larici.it/culturadellest/icone/index.htm
Tra i vari articoli sulle icone russe presenti in questo bel sito citiamo, solo a titolo di esempio, i tre seguenti:
Daniele Ludovico Viganò, L'icona: tra immanenza e trascendenza, 2002
Cristina Alloggio, Icone russe: i colori dell'invisibile, 2003
Fernando Clerici, Sulla prospettiva inversa o invertita, 2005

http://www.palazzomontanari.com/permanenti_elenco_new.asp?q_order=opr_ordertitolo&q_tipo=1&q_stringa=&q_ricerca=&q_szn=3
Sito della ricca collezione permanente di icone russe di Palazzo Montanari a Vicenza. Ricco di strumenti didattici, come un glossario e un database agiografico, vi viene presentata l’intera collezione, con la possibilità di una visita virtuale, organizzandone la visita secondo diverse modalità. È suddiviso in otto sezioni: L'iconostasi, Prefigurazioni, Le feste, Meditazioni, La Madre di Dio, Protezione della Madre di Dio, I Santi I rivestimenti preziosi. Entrandoci e cliccando su “Approfondimenti” appaiono brevi ma esaurienti schede per ciascuna di esse.

http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/iconografia/5.htm
“Il boom dell'arte iconografica russa si verifica nei secoli XIV e XV, poco prima del crollo definitivo dell’impero bizantino, nei secoli dei grandi santi russi, nell’epoca in cui la Russia si raccoglie attorno al monastero di san Sergio e risorge dalle rovine delle invasioni tatare”. Suddivisa in tre parti, la sezione russa di un sito in altri parti discutibile offre qui un'interessante panoramica informativa dell’argomento.
.

(P.S. Il volto di Cristo da cui siamo partiti è stato oggetto di uno dei più straordinari omaggi che un artista abbia tributato ad un altro artista. Nel nostro caso, un omaggio reso a Rublev da parte di un altro Andreij, il regista Tarkovsky. Nel film omonimo sul pittore di icone, l’idea di un’incolmabile assenza che trapela da quel volto è stata magistralmente resa dagli ultimi fotogrammi, i soli a colori di un intero film in bianco e nero. Se essi non concludessero un'opera che già di per sé è un capolavoro, nella loro assoluta poesia varrebbero da soli tutto il film).

Iconoclastia odierna

Quali problemi ha aperto la disputa iconoclasta? Perché le immagini sono considerate pericolose?
Perché sono insufficienti (ma comunque necessarie, secondo gli iconoduli) o perché sono fin troppo autosufficienti (secondo gli idolatri)? Ma anche chi, come gli iconoduli, le giustifica in quanto solo rappresentazioni – gli idolatri infatti le fanno diventare altro, cioè direttamente divinità - lo fa con argomenti che le svalutano. Se è vero che l’icona non fa che evocare il Prototipo celeste e ad esso rinvia, questo le conferisce dignità solo nella misura in cui essa gode di luce riflessa. In trasparenza, pare di sentire ancora l’eco di Platone, che condannava l’arte in quanto la giudicava rappresentazione di una rappresentazione.

Ma noi, che non siamo più sudditi dell’impero bizantino (almeno in apparenza...), siamo ancora in qualche modo dipendenti da questi lontani problemi?

Jean Baudrillard, filosofo francese studioso di estetica, non avrebbe alcun dubbio nel rispondere affermativamente. Secondo lui, siamo tutti iconoduli, in quanto dipendenti da una civiltà che venera l’immagine, e insieme iconoclasti, perché il più delle volte produciamo immagini “in cui non c’è niente da vedere”.





http://www.letterainternazionale.it/voltaggio_76.htm
Al termine del suo saggio L’iconoclastia come problema storico
, Franco Voltaggio pone questo interrogativo: “l’Occidente sarebbe davvero pervenuto a scoprire la natura della regina delle scienze se per avventura, per il tramite della mediazione ebraica e araba, non fosse stato contaminato dalla benefica infezione di una speculatività astratta veicolata dalla volontà di un dio invisibile? Se, in una parola, questa “infezione” non si fosse espressa come iconoclastia?”

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Idolatria-e-iconoclastia-leggera/1469607/1
Idolatria e iconoclastia leggera di Umberto Eco. Partendo dall’assunto che “Il rapporto tra gli esseri umani e le immagini è sempre stato tormentato. Ma oggi, dopo Picasso e Andy Warhol, tra Internet e videogame...”, con la consueta verve Eco connette i Libri Carolini a Roland Barthes (e crea interferenze tra molti altri riferimenti antichi e moderni) per discutere il problema della pseudo-identità che dovrebbe legare nome e cosa.

http://www.libroco.it/cgi-bin/dettaglio.cgi/codiceweb=7585253647215/web=map
Solo una segnalazione bibliografica, per essere avvertiti che forse la più plateale forma di iconoclastia nell’arte rimane l’astrazione del primo Novecento e tutto quello che segue. “Nella seconda metà del Novecento alcune correnti artistiche si sono caratterizzate per la loro radicalità, rivelata soprattutto dal rifiuto delle forme tradizionali della rappresentazione (anche di quelle usate da alcune avanguardie storiche), dall'impulso etico-politico e dalla tensione utopico-comunitaria di molti aspetti del loro operare”. È quanto si sostiene nel volume Crisi della rappresentazione e iconoclastia nelle arti dagli anni Cinquanta alla fine del secolo.

http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1330
La nuova iconoclastia dell’arte contemporanea: Alain Besançon a colloquio con Lucetta Scaraffia. ”L’astrattismo ha fatto scomparire il volto di Dio dando spazio al nichilismo. Ma anche i credenti hanno delle colpe nella dimenticanza della tradizione figurativa”.

http://bibliosophia.homestead.com/files/iconoclastia__postmoderna.htm
In modo agghiacciante, l’autore di questa spietata analisi vuole convincerci di questa terribile, inaccettabile verità: “Guardando agli omicidi che avvengono nell'ambito della scuola con l'ottica di una teoria dell'estetico e del rituale, dimostrerò che questi atti di violenza non sono né casuali né inspiegabili né illogici. Essi sono manifestazioni contemporanee di iconoclastia”.

Crisi dell'icona

Il vitello d’oro che scatena l’ira di Mosé, appena sceso dal Sinai con in mano le tavole della Legge, è un esempio chiarissimo della differenza che intercorre tra un simulacro e un idolo: la stessa che differenzia le religioni organizzate dai culti tribali.
Una tale differenza è il primo motore di una vicenda complessa e travagliata che divide la Chiesa d’oriente a partire dal 726 e che si protrae per almeno un secolo.




Anno 726, Costantinopoli, porta detta della Chalke. Tra le proteste del clero, impotente, viene distrutta la veneratissima icona di Cristo che decora questa principale porta del palazzo imperiale verso la città. La capitale è sconvolta da gravi disordini, che paiono precipitarla nello stesso caos della rivolta detta della Nika, avvenuta nel lontano 532. Chi ha istigato i primi iconoclasti? Si dice che dietro l’evento si nasconda lo stesso imperatore Leone III l’Isaurico, il quale effettivamente ne ricaverebbe molti vantaggi: con un’azione di tale valore simbolico mostrerebbe di voler imporre la sua volontà sulle gerarchie ecclesiastiche, che stanno diventando troppo potenti in città e nel territorio (molti monasteri posseggono icone veneratissime e si arricchiscono in quanto meta di pellegrinaggi), e allo stesso tempo si ingrazierebbe il favore dell’esercito, in larga parte composto da truppe originarie di regioni di culto aniconico, di origine giudaica o islamica. Per questo gli avvenimenti precipitano abbastanza rapidamente. Con un editto imperiale Leone vieta nel 730 la rappresentazione antropomorfa della divinità e dà il via alla sistematica distruzione delle icone in tutto l’impero. Chi si oppone viene messo a tacere, come accade al patriarca ortodosso Germano, che verrà deposto.

Dunque è una storia dai caratteri più politici che religiosi quella che inizia nel 726 e che sarà destinata a veder ribaltate le posizioni originarie nel 787, quando l’iconodula imperatrice Irene riaffermerà l’importanza delle immagini sacre con il secondo Concilio di Nicea? La risposta non è così immediata né univoca.
Se si approfondisce il tema si scopre che la disputa ha certamente obbiettivi tanto politici quanto dogmatici, ma che anche - e forse soprattutto - nasconde un dubbio, di antica data, sul valore attribuito alle immagini e sulla loro capacità di rappresentare la verità.


http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761572300/Iconoclastia.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Iconoclastia
Riferimenti di base

http://imperobizantino.it/Storia-art26.html
Inquadramento, come i precedenti, semplice e schematico, ma efficace. Tratto da un sito particolarmente ricco di informazioni.

http://www.artcurel.it/ARTCUREL/RUBRICHEAUTORI/silviobrachetta/SBdisputaiconoclastieortodossiteologiaearte.htm
Silvio Brachetta analizza l’evoluzione dell’iconoclastia in tre tappe: sintesi della problematica teologica; sviluppo dell’iconoclastia in occidente; riflessi nell’arte.

http://www.eresie.it/it/id265.htm
Da un ex-dizionario di eresie, altro inquadramento di base, con maggior attenzione allo sviluppo delle eresie.

http://apologetica.altervista.org/iconoclastia_idolatria_latria_dulia.htm
Da un sito di Apologetica Cattolica (quindi visibilmente orientato), la distinzione tra termini come iconoclastia, idolatria, latria, culto di venerazione o dulia.

http://cronologia.leonardo.it/storia/anno652a.htm
Nell’analisi degli eventi situati tra l’anno 652 e il 742 si affrontano le problematiche politiche sottese alla dottrina iconoclasta. A partire dal fatto che l’imperatore Leone III avesse tutto l’interesse a riconciliarsi con i Musulmani...

http://www.parodos.it/discussioni1.htm
Interessante sintesi, ben documentata, che instaura un collegamento tra la crisi iconoclasta e i Libri Carolini, composti nell'ambiente di Carlo Magno. “I teologi carolingi erano stati disturbati dal fatto che nella traduzione latina degli atti di Nicea si fosse usato un unico termine, 'adoratio', in luogo dei due che distinguevano il culto dovuto all'immagine dal culto dovuto a Dio. (...) L'immagine non era un idolo ma poteva divenirlo se utilizzata in modo scorretto.”

http://www.intratext.com/IXT/ITA0139/
Gli atti del secondo Concilio di Nicea (787), con il testo dell'anatema lanciato contro ogni forma di iconoclastia.

http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/iconografia/index.htm
Anche questo sito, dal sottotitolo “per un’alternativa umanistica”, è ideologicamente orientato e andrà esplorato tenendone conto. Per capirlo, basti citare l’inizio della trattazione.”Qual è la differenza tra l’arte greca classica e l’iconografia bizantina? La differenza sta nel fatto che mentre la prima colpisce per la perfezione delle forme, la seconda invece colpisce per l’intensità del contenuto. Là domina l’estetica, qui la religione; là l’intellettualismo astratto, qui l’interiorità spiritualizzata.”

http://www.archeosofica.org/index.php/Storia-dell-Iconoclastia.html
Si segnala il sito solo come campione qualitativo di alcune derive che spesso si incontrano in rete. Svarioni macroscopici si affiancano a sviste concettuali, all’interno di un testo non sempre trasparente nelle scelte linguistiche. Ad esempio il II concilio di Nicea del 787 diventa il VII (!) e, peggio, fenomeni di segno diverso e quindi contrapposti anche negli esiti come “la tendenza idolatra del popolo e la mancanza di una vera comprensione della teologia che giustifica l'icona” vengono accostati per spiegare la distruzione delle icone. Da leggere con giusto sospetto.

http://www.internetbookshop.it/code/9788842081401/bettetini-maria/contro-immagini-radici.html
Maria Bettetini ha insegnato Storia della filosofia medievale all'Università Ca' Foscari di Venezia ed è docente di Estetica all'Università Iulm di Milano. Nel suo testo Contro le immagini. Le radici dell'iconoclastia (Bari, Laterza, ) constata che "non occorre attendere una cosiddetta civiltà delle immagini per accorgersi del loro tremendo potere". Una serrata analisi delle diverse forme di iconoclastia succedutesi nei secoli, proprie di platonici e islamici, di ebrei e cristiani, che si riverberano nella nostra epoca.

http://www.iconoclasm.dk/?cat=2
Da segnalare senz’altro, infine, il blog dedicato a “Early Christian Iconoclasm, Late Antiquity, Archaeology and more” di Troels Myrup.